Castaldato di Antrodoco

Antrodoco crocevia di importanti strade

Antrodoco crocevia di importanti strade

info 2020-06-22

Antrodoco crocevia di importanti strade


Il rione ROCCA DI CORNO rappresenta nel Corteo Storico quanto accadde in Antrodoco nel 1266, quando il Papa Clemente IV chiamò in Italia Carlo I d’Angiò. per offrirgli un regno, nella speranza che lo aiutasse a contrastare re Manfredi di Svevia. Qui lo raccontiamo con ampiezza di particolari.

Dopo la morte di Federico II tutti i territori dell’impero vennero riorganizzati e così pure il nostro territorio. Ne guadagnò parecchio la città di Rieti che venne molto trasformata, ingrandita e migliorata con la costruzione della torre campanaria, voluta dal vescovo riformatore Tommaso nel 1252, e, nello stesso anno, l’ampliamento della cinta muraria.
Nel 1252 fu fondata la nuova città dell’Aquila che andò a modificare ampiamente la situazione politico-militare della frontiera del Regno Meridionale.
Non ne risentì l’importanza di Antrodoco, punto nevralgico del confine, neanche quando il papa Clemente IV chiamò Carlo D’Angiò I per aiutarlo a contrastare re Manfredi, figlio illegittimo di Federico II e suo erede in Italia.
Carlo era figlio del re di Francia Luigi VIII e, per volere del Papa Innocenzo IV, fu nominato re di Sicilia che, nonostante il nome, comprendeva l’intero regno meridionale a eccezione di Benevento. L’accordo prevedeva diversi cambiamenti nei rapporti papato-impero e stabiliva che:
– il Regno non dovesse mai più essere sottoposto all’Impero;
– le leggi anti ecclesiastiche della dinastia sveva dovevano essere annullate;
– i privilegi pontifici a favore della Sicilia sarebbero rimasti in vigore;
– l’elezione dei vescovi e dei religiosi doveva essere libera e sottratta all’approvazione regia;
– tutti i partigiani della Chiesa nel Regno avrebbero goduto da allora in poi del favore reale.
Nel gennaio del 1266 papa Clemente IV informò Rieti che intendeva trasferirsi in città, insieme alla curia, per un lungo periodo e promise diverse migliorie, ma in cambio chiedeva di dare aiuto a Carlo V quando egli fosse arrivato con il suo esercito per ridurre all’obbedienza i castelli situati ai confini del regno.
Tra questi castelli c’era anche Antrodoco e qui arrivarono il 5 maggio gli ambasciatori reatini Andrea Casella e Sinibaldo di Rainaldo che già avevano avuto l’assenzo di altri castelli. Don Filippo, castellano di Antrodoco, invece rifiutò, confermò la sua fedeltà alla casa sveva e affermò che castrum est Manfredi regis (il castello è del re Manfredi) ed egli lo avrebbe tenuto in suo nome fin quando possibile. Non è escluso che tale scelta fosse stata dettata dalla distruzione dell’Aquila da parte di Manfredi per vendicarsi di averlo abbandonato, ma subito dopo Manfredi morì e Antrodoco rischiò di perdere la sua importanza.
Non fu così, Antrodoco mantenne la sua rilevanza anche se per motivi diversi.
Anche Carlo I si era reso conto dell’importanza strategica del castello in quanto punto obbligato di passaggio per i traffici economici, il transito degli eserciti e i contatti diplomatici. Era ad Antrodoco che si incrociavano la via degli Abruzzi (la via Cecilia) e l’antica via Salaria che percorreva la valle dell’Aterno diretta ad Ascoli Piceno.
I mercanti fiorentini diretti a Napoli, trovavano la strada Firenze, Perugia, Rieti, Antrodoco, L’Aquila, Sulmona, Isernia, Capua, Napoli, la più comoda e veloce: in undici, dodici giorni ininterrotti di cavallo potevano giungere a destinazione, ma era ad Antrodoco, passus Introduci, che dovevano necessariamente fermarsi per essere sottoposti ai controlli degli ufficiali regi e pagare dazi e pedaggio.

Clarice Serani


Carlo I d’Angiò

CURIOSITÀ


Carlo I poté avere un regno che in Francia gli era precluso, grazie al papa Clemente IV, ma questo non fu un regalo poiché egli dovette accettare condizioni molto dure che in pratica lo rendevano un vassallo del Papa a tutti gli effetti.

Tra le condizioni meno note, ma molto significative dello scopo che il Papa voleva raggiungere con un patto politico a suo esclusivo vantaggio, ci sono le seguenti:

  • Venivano annullate tutte le leggi di Federico II e di altri re contro la libertà della Chiesa.
  • Era proibito ogni attacco ai territori pontifici, tutti i beni sottratti alla Chiesa da Federico II sarebbero stati ad essa restituiti e alla Chiesa siciliana era stata accordata la piena libertà.
  • Carlo I doveva versare un tributo annuo spettante alla Chiesa di 8.000 once d’oro; dopo la conquista della Sicilia Carlo avrebbe dovuto poi versare una tantum 50.000 sterline.
  • In segno di vassallaggio Carlo avrebbe mandato ogni tre anni un cavallo bianco al papa e una volta l’anno il re di Sicilia avrebbe inviato nei territori italiani della Chiesa un rinforzo di 300 cavalieri corazzati o, in alternativa, navi da guerra.
  • Il clero godeva del diritto a un foro particolare, che lo esentava dalla giurisdizione penale e civile dei giudici regi, e poteva appellarsi invece al giudizio del papa. Il re non avrebbe avuto alcun diritto sulle entrate delle chiese.

I principali obiettivi della Chiesa erano così raggiunti: era garantita la piena sovranità feudale della Chiesa sul Regno ed era assicurata la definitiva separazione di questo dall’Impero tedesco e dal resto dell’Italia, mentre tramontava il sogno d’Oltralpe di accerchiare i domini pontifici.