Castaldato di Antrodoco

Il medioevo in Italia e ad Antrodoco

Il medioevo in Italia e ad Antrodoco

info 2020-04-21

IL MEDIOEVO IN ITALIA E AD ANTRODOCO


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Scene di vita quotidiana nel medioevo

L’ età Medievale per convenzione storica ha una durata di circa mille anni, dal 476 d.C., anno della deposizione dell’ultimo imperatore Romolo Augustolo e la conseguente caduta dell’Impero Romano d’Occidente, al 1492, anno della scoperta dell’America. Questa lunghissima fase storica durata all’incirca dieci secoli, viene a sua volta suddivisa in due fasi:

Alto Medioevo: dal 476 al 1000

Basso Medioevo: dal 1000 al 1492

La storia che interessa il castaldato antrodocano è collocata nel Basso medioevo poiché inizia nel 1228  e si ferma al 1371.

Fino a non molto tempo fa il termine Medioevo aveva un significato negativo e dispregiativo: esso infatti significa “età di mezzo“, vale a dire un periodo buio della storia dell’umanità compreso tra la grande età antica, che ha visto il fiorire di grandi civiltà, e l’età moderna, epoca di grande cultura e trasformazioni sociali.

Il Medioevo era considerato in passato un’epoca buia perché caratterizzata da analfabetismo, arretramento culturale e chiusura verso ogni forma di libertà di pensiero. Attualmente c’è stata una certa rivalutazione del periodo perché se è vero che con la caduta dell’impero romano la cultura perse di valore e, in generale, la popolazione era più dedita ai lavori manuali e indifferente agli studi, è pur vero che nel corso del Medioevo, ci sono state diverse trasformazioni che hanno investito tutti i campi del sapere e della cultura umana, ma soprattutto qualche storico vi fa risalire la prima idea politica del concetto di Europa.

Resta però che per la vita sociale dell’epoca questa è una fase assolutamente negativa poiché si susseguono guerre, carestie, fame, diffusione di malattie infettive, che sono causa di un forte calo della popolazione. Ma anche da un punto di vista culturale l’Italia, e non solo, regredisce di oltre un millennio scomparendo tutta la grandezza e le conquiste della civiltà romana. Tutto ciò che si salva è dovuto a pochi monaci di importanti centri abbaziali che copiano ciò che resta degli antichi testi e consentono che essi arrivino fino a noi.

Nella penisola infatti erano arrivati, richiamati dalla fama delle ricchezze dell’Impero Romano, i barbari (Vandali, Ostrogoti e Longobardi) che con furore predatorio rastrellavano tutti i beni che trovavano. Per tale motivo il termine barbari, con il quale i romani indicavano semplicemente gli stranieri, cioè coloro che vivevano fuori dall’impero, diventò sinonimo di avventurieri scorrazzanti per l’Europa che misero a ferro e fuoco persone e opere d’arte.

Tra gli ultimi arrivarono i Longobardi che decisero di stabilire la loro dimora in Italia. 

Il loro primitivo furore ebbe effetti devastanti, come sperimentò la stessa valle interocrina nella quale l’Abbazia di S. Quirico pagò duramente la sua parte, ma la conversione alla religione cristiana del re Agilulfo, dovuta alla moglie Teodolinda, portò pian piano, anche grazie all’opera di San Gregorio Magno, alla graduale fusione della razza longobarda con quella latina, del loro diritto, scarno e primitivo, con quello romano. E un nuovo impulso vivificatore pervase l’Italia: chiese e città vennero ricostruite con rinnovato splendore e l’ordinamento civile e religioso rinvigorito.

Sorgeva una nuova civiltà alla quale non fu estranea Antrodoco benché chiusa tra i monti, ma in una posizione strategica per le esigenze territoriali, di comunicazione, politiche, sociali e religiose del tempo.

I Longobardi avevano diviso l’Italia in Ducati e la Sabina apparteneva in parte al Ducato Romano e, in parte, al Ducato Spoletino. Il territorio interocrino faceva parte del Ducato Spoletino.  Ogni ducato era diviso in province, chiamati ‘comitati’, e i comitati erano a loro volta divisi in ‘castaldati’, Antrodoco era uno dei cinque castaldati del “Comitus Reatinus”, ovvero del Comitato Reatino. Questa organizzazione territoriale durò diversi anni e fu mantenuta anche anche durante l’occupazione dei Franchi.

Del Castaldato antrodocano facevano parte molte Corti, cioè centri abitati minori, come Paterno, Castel S.Angelo, Canetra, Limiciano, Pendenza, Calcariola, Cesura, Micigliano, Corno e Cesoni, alcuni di questi oggi scomparsi, come Cesura, perché distrutti a seguito di vari conflitti.

Federico II di SveviaMa siamo alla fine del 1100 e agli inizi del 1200 e un’aria nuova comincia a spirare nel territorio italiano, un desiderio di rinascita dopo le sofferenze del Medioevo, una voglia di libertà e di autonomia dagli abusi dei feudatari, che preludevano alla nascita delle Signorie prima e, subito dopo, dei Comuni.

Nel 1208 fu incoronato imperatore di Svevia Federico II, e questo lo rendeva anche re di Sicilia e del regno meridionale (l’imperatore dedicò molta parte della sua vita al territorio italiano) di cui faceva parte, con alterne vicende, anche Antrodoco.

Questo grande imperatore, nipote di Federico Barbarossa, considerato da alcuni la “meraviglia del mondo”, da altri l’Anticristo e da altri ancora il Messia venuto a riportare l’ordine di Dio sulla Terra, per oltre cinquanta anni, la prima metà del 13° secolo, si mosse con spregiudicatezza e inventiva in un complesso scenario politico, influenzandolo fortemente e riuscendo a far incontrare le culture cristiana, araba, ebraica e greca.

Con lui COMINCIA LA STORIA RACCONTATA DAL CASTALDATO ANTRODOCANO.

Clarice Serani