Castaldato di Antrodoco

La leggenda dei 5 confini

La leggenda dei 5 confini

info 2020-07-09

La leggenda dei 5 confini


spada nella roccia
I cinque confini

L’Italia è il paese dai mille confini, ma ben pochi di questi hanno una storia da raccontare che affonda le sue origini nel lontano medioevo e sono segnalati da una spada conficcata nella roccia. Non stiamo parlando della leggendaria spada di Re Artù, ma pur sempre di medievo, di storie di cavalieri e di giuramenti: la leggenda dei 5 confini. Una leggenda che merita di essere raccontata perché entrata a far parte della tradizione orale di Antrodoco, importante al punto tale che una via di Antrodoco è intitolata appunto “via dei 5 confini“.

Fin da piccolo sono rimasto incuriosito e affascinato da questo luogo mitico e dal modo quasi leggendario di come le persone più grandi di me ne parlavano.

Qualche anno fa casualmente mi sono imbattuto in un post che parlava di una fantomatica spada nella roccia posizionata sul monte Terminillo e di una leggenda ad essa associata, la leggenda dei 5 confini, talmente intrigante che merita di essere raccontata.

 

La leggenda dei 5 confini

Il tempo è il 1307, il re francese Filippo IV detto ‘il bello’, ordina l’arresto immediato di tutti i cavalieri templari del regno. Di questi, qualcuno cerca rifugio in Italia, alla corte del papa Clemente V. Ben presto, però, anche il pontefice è costretto a condannare l’ordine dei Poveri compagni d’armi di Cristo e del tempio di Salomone per non compromettere i già delicati rapporti con il regno di Francia. Il Maresciallo del Tempio, Guy de La Roche, è in fuga da giorni con altri quattro confratelli cavalieri. Stanno tentando di raggiungere il Regno di Sicilia per salvarsi dalle persecuzioni e dalle torture dell’inquisizione francese. Il freddo di inizio dicembre e le precarie condizioni in cui versano i confratelli, spingono de La Roche ad accamparsi nei pressi del monte Terminillo: all’epoca confine tra Stato Pontificio e Regno di Sicilia.

I cinque cavalieri templari attendono fino al 21 dicembre, giorno del solstizio d’inverno. Non una data casuale. Tutto aveva un significato nelle tradizioni e nella simbologia dell’epoca: il solstizio segna la rinascita ed era in questo giorno che si celebravano i riti d’iniziazione dell’ordine. Ormai allo stremo e ricercati da tutti i principi cristiani d’Occidente, i 5 cavalieri decidono di sparire. Guy de La Roche, pianta la sua spada in una pietra al centro dell’accampamento. Deposta la sua arma, invoca la volontà di Dio e scioglie i cavalieri dal giuramento templare. I cinque si abbracciano un’ultima volta, depongono nella neve del Terminillo le proprie cappe bianche e si disperdono nei territori circostanti.

Uno di loro, forse al servizio di Carlo d’Angiò, partecipa alla fondazione di Cittaducale. Gli altri riescono a nascondersi nelle comunità di Micigliano, Castel Sant’Angelo e Borgo Velino. Guy de La Roche, invece, attratto dalla regola francescana, trova riparo nella ‘chiesa Foresta’: chiamata così nel testamento dell’ex cavaliere templare. Il riferimento, probabilmente, è all’attuale santuario di Santa Maria della Foresta, nei pressi di Rieti. Fra’ Bernardo, questo il suo nuovo nome da novizio, trascorre qui il resto della sua vita senza mai dimenticare i suoi confratelli. Da allora, fino al giorno della loro morte, i confratelli si ritrovarono intorno alla spada: il 12 dicembre di ogni anno. O almeno questo è ciò che dice la leggenda. La tradizione locale, vuole anche che chi sosti nei pressi della spada, senza toccarla, attirerà grandi fortune su di sé. Quello che è certo, invece, è che la spada è ancora lì. Con tutta probabilità non è la lama originale quella che vediamo oggi. Infatti è plausibile che il ferro della spada templare, esposto agli agenti atmosferici per secoli si sia corroso. Oggi, nella località dei 5 confini, ci sarebbe una riproduzione fedele di cui però non conosciamo la datazione.

La spada piantata nella roccia, doveva essere un simbolo di pace e riconciliazione. Una prova della fedeltà dei cavalieri all’autorità del Papa, ma anche il simbolo della loro buona fede.

L’iscrizione leggibile é INIO che significherebbe In Nomine Iesu Omnipotentis – dall’altro lato si riconosce l’iscrizione A.D. 1307.

Si narra che il 21 dicembre, in quei luoghi, aleggi ancora lo spirito dei 5 Cavalieri del Tempio e che le popolazioni dei cinque Comuni siano destinate a rimanere legate per sempre.

A raccontarci la vicenda è appunto Guy De La Roche nel testamento morale redatto prima di morire.

IL TESTAMENTO DI FRA’ BERNARDO

“Io Bernardo, che fui Guido de’ Roche di Francia de’ Duchi di Grecia, nell’anno 74 di mia vita, ne’ l’ora di verità, che per volontà del Signore mio fui povero compagno d’armi di Cristo e del Tempio di Salomone e co’ li mie confratelli fugendo sopra li Monti di Rieti. Vedemmo l’orrore e furia del boia del Re di Francia.

Ne’ la neve, pregammo pei fratelli, per tradimento de’ lo Papa indegno. Ora sorella morte si appressa su questo sajo di povero frate, tengo il segno di Francesco per mano, ne’ la chiesa Foresta, ove trovai rifugio e lo nome novo di Bernardo. Che’ soffio di vita mia, torni a chi dette.

Lo pensiero a li confratelli che già stanno nel Signore e mandai a’ quattro venti ne’ lo giorno di Santo Giovanni. Tenni per me, la via stretta di frate Francesco che sola acquietava mio core.

Lascio lo sajo ai frati, lo corpo a madre terra e spirito mio a la Space di pace al monte.

Non nobis Domine, non nobis, sed nomine Tuo.”

La località dove è la spada, viene chiamata Cinque confini. I territori dei comuni di Rieti, Micigliano, Castel Sant’Angelo, Città Ducale e Borgo Velino raggiungono, infatti, tutti il luogo della spada. La tradizione vuole che le popolazioni di questi cinque comuni siano legate tra di loro da un legame infrangibile: proprio come i cavalieri erano uniti tra di loro da vincoli religiosi, morali e d’onore cavalleresco.

Oggi nella località dei 5 confini ci sarebbe una riproduzione fedele della spada di cui però non conosciamo la datazione.

Curiosità

Come ogni leggenda che si rispetti il racconto nasconde una verità storica che aspetta solo di essere riscoperta, gli indizi e i legami con la realtà non sembrano essere pochi, anzi tutt’altro. 

Sul monte Terminillo ancora oggì una località è chiamata Pian de Rosce, probabilmente il luogo dove rimasero accampati i nostri cavalieri in attesa del solstizio d’Inverno per celebrare il rito di scioglimento dei cavalieri dal giuramento templare.

Analizzando la zona nei pressi del punto di confine si puo’ notare uno strano basamento a forma ellittica che, come vediamo nella foto, oserei definire ad anello, probabilmente in passato luogo di ritrovo/culto.

Questo luogo dista a pochi metri dal sentiero che a Terminillo è noto come il giro dell’anello, altro simbolo che ricorre spesso nelle storie del medioevo: vuoi vedere che il sentiero prende il nome proprio dal luogo magico descritto in precedenza? Il colle circondato dal’anello viene chiamato dalla popolazione locale colle del termine.

I legami della leggenda con Antrodoco 

Ma in tutta questa storia cosa c’entra Antrodoco e come mai questo evento è cosi importante da meritarsi l’intitolazione di una via? 

Dei 5 cavalieri templari sappiamo che Guy de La Roche si fece frate, uno contribuì alla fondazione della città di Cittaducale, dei restanti non sappiamo quasi nulla solo che raggiunsero i territori oggi denominati Micigliano, Castel Sant’Angelo e Borgo Velino inserendosi nelle loro comunità. Appunto, se si sono inseriti nelle comunità avranno lasciato inevitabilmente dei segni del loro passaggio.

Nel 1314 l’ordine dei Cavalieri Templari fu sciolto e la gran parte delle sue proprietà venne conferita ai Cavalieri Ospitalieri (Giovanniti) che si occupavano tra le altre cose alla gestione degli ospedali e assistenza dei pellegrini in viaggio verso la Terra Santa.

E’ possibile che la crescente importanza e affermazione negli anni ad Antrodoco della congregazione di San Giovanni sia conseguenza dell’opera intrapresa da almeno uno dei 5 cavalieri?    

Sappiamo inoltre che la Chiesa Santa Maria extra Moenia è intrisa di simboli templari e guarda caso “l’ente committente” del ciclo di affreschi del Battistero risulta proprio la congregazione di San Giovanni, come testimoniato dalle dimensioni dell’affresco di San Giovanni nella foto sopra riportata.

Sappiamo inoltre che fino a qualche anno fa si svolgeva ad Antrodoco una processione anomala per il tragitto che partiva dalla chiesa di San Giovanni per giungere a Santa Maria extra Moenia dove nel pomeriggio verso le 17.00 si svolgeva una messa rigorosamente all’aperto (che sia ciò che è sopravvissuto ad un antico rito magico?), per poi ritornare nella chiesa di partenza.

Il periodo e l’ora sono quelli in cui un raggio di sole entra nell’adiacente Battistero che funge da orologio solare per colpire l’immagine del sole, potrebbe essere questa processione quel che resta di un rito solstiziale.

La stessa scacchiera 8×8 posta sulla parete esterna della chiesa altro non è che un segno di riconoscimento templare, una sorta di codice a barre, utilizzato dai pellegrini transitavano in loco per identificare il luogo come “luogo amico”.

Fantastichiamo un po’ andando oltre ogni possibile immaginazione e azzardando una tesi un po’ audace:

“Potrebbe essere che dietro le spoglie di quel San Benedetto che ad Antrodoco celebriamo da tempi immemori e di cui oggi è rimasta solo la fiera che si svolge la prima Domenica di marzo si celino proprio le spoglie di uno dei cavalieri che il 21 Dicembre guidati da Guy del Roche si dispersero e si salutarono nel punto segnalato da una spada nella roccia? Ipotesi audace, ma suggestiva.

Del resto le unica cose che sappiamo dalla tradizione orale è che entrambi erano francesi, che era già santo quando Antrodoco venne posta sotto assedio da truppe francesi (che si tratti dell’assedio della città di Antrodoco ad opera delle truppe di Carlo VIII del 1494?) e che è stato fatto santo per acclamazione di popolo, onoreficenza riservata alle figure che con le loro opere si sono distinte nel fare del bene alla popolazione locale.

Certo una campagna di studi mirata potrebbe dipanare i molti misteri che ruotano intorno alla figura di San Benedetto e ad uno dei cavalieri templari che il 21 Dicembre del 1307 discese dalla nota località dei 5 confini.

Ruggero Fainelli