Antrodoco caposaldo imperiale
Racconteremo qui in modo particolareggiato le vicende che accaddero dal 1226 al 1233, rappresentate nel corteo storico dal rione LU BAGNU. Il grande protagonista in questo periodo fu certamente FEDERICO II che diede moltissima importanza alla rocca interocrina e fece di tutto per conquistarla.
In seguito alla conquista normanna, Antrodoco era stato concesso come feudo da Ruggero II, re dei Normanni, in capite a Raimondo di Lavareta (oggi Barete, nell’aquilano), quindi faceva parte del Regno Meridionale ma era assai ambito, per la sua posizione, dall’imperatore svevo Federico II.
Il figlio di Raimondo, Rainaldo da Barete, potente detentore di feudi, nel 1226 si ribellò all’imperatore Federico II poiché questi aveva reclutato in quell’anno diversi soldati proprio nei suoi feudi, e lo stesso Rainaldo li aveva sempre seguiti. Federico infatti intendeva accerchiare lo Stato Pontificio attaccandolo dal nord, e precisamente dalla Lombardia, ma le città lombarde sconfissero l’esercito di Federico che si trovò ancora una volta a dover affrontare le ire del Papa Onorio III. Questi il 6 dicembre 1227 lo scomunicò rimproverandogli di non aver intrapreso la Crociata in Terra Santa, come aveva promesso.
Rainaldo, dopo la campagna in Lombardia, coinvolgendo tutti i suoi feudi organizzò la resistenza all’imperatore asserragliandosi in Valle Introduci, cioè proprio nel feudo di Antrodoco che costituiva il caposaldo più importante del confine tra il Regno Meridionale e lo Stato della Chiesa. Rainaldo nella sua ribellione fu aiutato da Rieti, che si trovava nel territorio della Chiesa ma confinava con Antrodoco e, per questo motivo, aveva interesse a frenare la voglia di conquiste di Federico.
Nonostante ciò, nel novembre del 1226 egli venne sconfitto dall’esercito imperiale comandato da Bertoldo, fratello di Rainaldo d’Urslingen, duca di Spoleto.
Due anni dopo, nel 1228, arrivò ad Antrodoco proprio Rainaldo d’Urslingen, legato dell’impero, cioè responsabile delle terre imperiali, poiché Federico II era partito per la Crociata nel tentativo di rabbonire il Papa. Ad Antrodoco egli pose il suo quartier generale per controllare i Signori di Poppleto (oggi Scoppito) che a loro volta si erano ribellati al potere imperiale e si erano asserragliati a Capitignano.
Rainaldo raccolse intorno a sé tutti i feudatari del Regno minacciandoli di ritorsioni se gli avessero rifiutato il loro aiuto, sconfisse duramente i Signori di Poppleto e invase tutta la Marca Anconetana. Intanto anche il fratello Bertoldo aveva occupato, vincitore, alcuni territori dell’Umbria tra i quali le città di Norcia e Foligno, ma poi fu ricacciato indietro e dovette rifugiarsi a Sulmona dove fu assediato dall’esercito papale comandato da Giovanni di Brienne.
Quando l’imperatore Federico II tornò dalla Crociata trovò una situazione molto complicata in tutto il suo impero e dovette affrontare numerosi problemi, molti dei quali derivavano dal rigido sistema feudale che costringeva gli abitanti a subire pesanti vessazioni per finanziare le sue diverse guerre di conquista. Ciò fu il motivo che indusse gli abitanti di molti contadi a chiedere aiuto al Papa Gregorio IX il quale dichiarò che le terre occupate da Rainaldo e Bertoldo appartenevano alla Chiesa e autorizzò gli abitanti della valle di Amiterno e Forcona (oggi valle aquilana) a fondare una nuova città (la futura L’Aquila).
Federico fu costretto a chiedere la pace, ma il papa chiese in cambio la restituzione di tutti i territori occupati e fra questi specialiter i possedimenti di San Quirico e Giulitta in Antrodoco. La pace infine fu firmata e il Duca di Spoleto, Rainaldo D’Urslingen, raggiunse Antrodoco e vi si fermò per un certo periodo. Pochi mesi dopo però, nel maggio 1231, egli cadde in sospetto dell’Imperatore che dette ordine di imprigionarlo e privarlo di tutti i suoi beni.
Avute le notizie, Bertoldo, fratello di Rainaldo, raggiunse Antrodoco e si fortificò nel castello, ma Federico rispose immediatamente facendolo assediare dall’esercito svevo. Bertoldo resistette a lungo e nel marzo del 1232 Federico inviò agli assedianti una parte delle 200 once d’oro raccolte a San Germano insieme ad altri soldati, baroni e militi (soldati a cavallo). I rivoltosi però non si arrendevano e l’esercito assediante non riusciva ad espugnare il castello costruito su uno sperone scosceso a picco sul fiume, né si spiegava dove e come gli assediati si procurassero acqua e provviste per sopravvivere così a lungo.
La resistenza della rocca rivelatasi imprendibile, e perciò ancora più ambita dall’imperatore, durò ancora un anno ed allora Federico cambiò strategia e passò alla persuasione: nell’aprile del 1233 inviò a Bertoldo il fratello Rainaldo, trattenuto in prigione fino ad allora, per convincerlo alla resa. E così avvenne.
Federico II occupò Antrodoco e i territori controllati del Castaldato interocrino e questo diventò così un caposaldo imperiale, nel ducato di Spoleto.
Alcuni storici di Federico II affermano che in questa occasione egli arrivò personalmente ad Antrodoco per rendersi conto dei motivi che avevano permesso ai difensori di respingere così a lungo tanti assalti dell’esercito svevo ben armato e assai più numeroso di quanti erano asserragliati nel castello, ma le fonti documentarie sono incerte.
CURIOSITÀ
Nel 1226 ci fu un inverno molto freddo, tanto che le acque del Fucino gelarono al punto che non solo potevano sostenere il peso degli uomini che vi passavano sopra, ma il ghiaccio era tanto alto che sosteneva tranquillamente anche i buoi. Gli abitanti ne approfittarono per portare a casa con viaggi più brevi, senza aggirare il lago, grandi quantitativi di travi da costruzione e legna per usi domestici, trainati dai buoi.